Pages

Monday 25 February 2013

Down Under

Il diario di un migrante #1


Infine mi sono deciso a scriverlo, questo benedetto diario. Sono qui da ormai quasi due mesi, e la finalita' e' cambiata molto rispetto a quella che sarebbe stata l'idea originale. Seguire i miei avvenimenti quotidiani qui a Sydney porterebbe via troppo tempo a me, e probabilmente non interesserebbe a nessuno, quindi ho deciso che mi dedichero' a discorsi piu' generali. 
Due mesi non sono molti, ma un quadro di cosa sono stati lo posso tracciare ugualmente, ed e' proprio da quest'analisi interiore che e' nato il bisogno di scrivere questo post. 
Venire in Australia e' sempre stato un sogno per me; ho scoperto che invece mi attendeva un risveglio. Mi sento coinvolto in una profonda crescita personale, che riguarda non solo le competenze che sto acquisendo con i miei studi, e non si limita nemmeno alla "vita adulta" lontano dalla famiglia, ma che riguarda soprattutto la mia visione del mondo e della societa' occidentale in particolare. 
Mi sento saldo e sicuro? Assolutamente no. E' un periodo di grande incertezza: riusciro' a trovare uno sbocco lavorativo qui? Riusciro' a rimanere in questo Paese meraviglioso, ad avere un futuro qui? E se si', come mutera' il mio legame con le persone che amo, e coi progetti che grazie alla moderna tecnologia continuiamo a costruire o partorire insieme? 
Incertezza, vero. Ma non piu' di quanta ce ne fosse prima che partissi. Soprattutto perche' mi rendo conto che, ora che lo stendardo e' stato piantato, che inizio a sentirmi a casa qui e mi lascio alle spalle cio' che mi riguardava Over There, il mio orizzonte si espande di eguale misura, e nuovi sogni (magari futuri risvegli) appaiono in lontananza. Il dubbio ha smesso di essere una fonte di preoccupazione per diventare un propulsore, uno stimolo a continuare ad andare avanti, o almeno a guardare in quella direzione. L'effetto di trovarsi in un luogo di opportunita' e non di sconfitte.
E la sconfitta come concetto non mi appartiene piu'. Anche se non riuscissi a rimanere in Australia e fossi costretto a tornare in Europa, non sentirei di aver fallito, perche' gli strumenti di cui mi sto impossessando qui sono troppo preziosi. Significherebbe solo dover ridisegnare i propri progetti per il futuro, e mi sento pronto piu' che mai ad affrontare questa necessita', nel caso sfortunato in cui dovesse presentarsi.
Come ben sappiamo,

No plan ever survives contact with the enemy.

Ci sarebbero molti altri aspetti della questione che mi piacerebbe approfondire, ma per quello ci saranno altri episodi di questo diario. Per ora il tempo scarseggia. 
Il prossimo post sara' sull'argomento che ci riguarda di piu' e in maniera piu' uniforme nel presente, come italiani: le elezioni. 
Voglio attendere gli sviluppi dei prossimi giorni (e avere la possibilita' di informarmi meglio) prima di esprimere un giudizio definitivo. Ma dubito che sara' un post piacevole da scrivere.

Go home, Italy, you're drunk.

E' ora di tornare alla faticosa, ma gratificante routine da studente australiano. 
Alla prossima :)

No comments:

Post a Comment